Il giorno dopo il 46° pellegrinaggio da Macerata a Loreto si fa ancora più stringente la domanda: “Come è possibile questo”?
Di cosa siamo stati testimoni? Delle 60 mila persone che hanno partecipato? Della macchina organizzativa che ha affrontato il test di una partenza diversa dallo stadio? Delle tante persone che ad ogni ora della notte hanno aspettato il lungo fiume di pellegrini diretti alla Santa Casa? Delle 28.000 persone che hanno seguito la diretta su youtube?
La domanda vera è: che cosa accade nell’intimo di ciascuno di noi per muoverci da tante parti, anche lontane, a compiere un gesto così
impegnativo, magari dopo ore di viaggio?
Il pellegrinaggio è un avvenimento e proprio per questo tocca l’intimo di coloro che vi partecipano, diventando così esperienza. L’esperienza non si organizza: accade. Non è generata da chi cura il gesto, ha il sapore di una corrispondenza imprevista e stringente, come la gioia più forte della stanchezza.
Il pellegrinaggio è uno spazio umano dentro cui accade qualcosa che va oltre le parole ed i gesti.
Che cosa?
“L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria”. L’iniziativa del divino è libera, sorprendente, non si può programmare, ma solo accogliere. Maria l’ha riconosciuta e ospitata: il Suo seno è stato la prima dimora carnale di Dio nel mondo.
Maria ci invita ad accogliere l’iniziativa del Dio che, in un tempo non meno drammatico del nostro, ha aperto una porta sul mistero e continua ad offrire una strada a chi vuole seguirlo.
Non basta tornare a casa con un’emozione, ma con una domanda: dove mi vieni incontro oggi per continuare quell’esperienza di corrispondenza che nel pellegrinaggio ho vissuto?