Perché questo incontro? Lo ha spiegato Ermanno, Presidente del Comitato, nelle sue parole introduttive. “Siamo desiderosi di guardare insieme al pellegrinaggio, che è un gesto davvero unico, perché ne sono protagoniste le persone che da ogni parte d’Italia e da paesi stranieri si mettono in cammino. Per questo abbiamo invitato a un momento di confronto e di giudizio chi è punto di riferimento, organizzando pullman o comunque diffondendo nella propria zona la notizia del pellegrinaggio”.
“Sono anch’io un operaio della vigna, dice Claudio da Lugano, e mi mette in discussione la domanda che avete posto quest’anno. Mi è di grande aiuto ogni volta che mettete a tema una domanda, perché il rischio è che il pellegrinaggio lo fai per abitudine e organizzi anche perché la gente se lo aspetta. A me invece aiuta tantissimo mettere al centro le ragioni per cui ogni volta mi rimetto in cammino, anche per organizzare, e devo dire che bastano i vostri inviti, qualche whatsapp, per far rinascere in me il desiderio di partecipare, di essere con voi e di camminare. È un gesto di fede a cui mi sento legato, che mi porto dentro e mi accompagna… è una traiettoria, in cui mi confronto ogni volta con tutte le difficoltà della vita, con le gioie, le speranze, con momenti di buio. È veramente il paradigma di quello che io vivo e che alla fin fine molti vivono”.
E Andrea, da Roma: “Anche io faccio il pellegrinaggio da molti anni e lo faccio perché, come diceva qualcuno prima, è un momento paradigmatico. La cosa grande del pellegrinaggio è proprio il fatto che è educativo, non è un momento che ti ricarica e poi durante l’anno pian piano ti scarichi, ma è educativo. Come vivere tutto l’anno: questo, secondo me, è proprio la grande forza del pellegrinaggio”. “Venire al pellegrinaggio mi dà una “trasfusione” di fede, di cui ho bisogno per mantenermi viva in tutto”, aggiunge Conchita dalla provincia di Rovigo. Ogni volta la stanchezza fisica è vinta dalla “bellezza delle testimonianze durante la notte” dice Wilma da Acqualagna e “il cammino che si fa tutti insieme, verso una meta, mi riporta al cuore, all’origine dell’incontro che ho fatto”.
Anche Angela da L’Aquila sottolinea “quando sei lì sperimenti questa forza di fede e questa speranza che si genera durante il pellegrinaggio e che ti aiuta poi a superare durante l’anno tante cose. Più di qualcuno mi ha detto: ‘io dopo il pellegrinaggio sono tornata a casa pacificata con tante situazioni che avevo, situazioni di rancore, di rabbia’… questa incredibile testimonianza di fede che alimenta anche la nostra”.
Luigi da San Donà di Piave racconta: “la prima volta sono venuto con mio figlio, che ora ha 36 anni e allora aveva 2-3 mesi. Io e mia moglie eravamo in camper, lui è rimasto in camper e noi abbiamo fatto un pezzo di pellegrinaggio. E ogni anno dico: “mah, adesso vediamo se anche quest’anno…” e poi anche quest’anno io ricevo telefonate di amici. Dunque non posso fermarmi… al pellegrinaggio li invito tutti, amici, colleghi… Un collega di lavoro era un po’ in crisi e gli ho detto: “vieni al pellegrinaggio con me, vedrai che sarai contento”.
Giuseppe da Ravenna, per molti anni fotografo al Meeting, ha conosciuto il pellegrinaggio a Rimini attraverso uno stand promozionale e dice: “io non vengo al pellegrinaggio per fare delle foto, ma la foto è la testimonianza di quello che io vivo come pellegrinaggio”.
Paolo di Cuneo: “Il nostro è un popolo che inizia il proprio cammino al mattino quando sale sul pullman alle 9….quello che mi stupisce è il fatto di non poter fare a meno di comunicare la bellezza che uno vede, la bellezza di un popolo in cammino. Io la prima volta sono venuto una quindicina d’anni fa … non pensavo fosse così faticoso, però poi ho proprio sentito il bisogno di coinvolgere gli amici. Quello che mi stupisce ogni anno è come tutti quelli che partecipano, se l’anno successivo non riescono a venire loro, cercano di dirlo a qualcun altro e poi qualcun altro si iscrive magari per la prima volta portando anche i bisogni degli altri.”
In diversi come Doriano di Bassano del Grappa, Paolo di Casale Monferrato e Luigi di Foggia hanno raccontato come si stanno organizzando ed espresso l’esigenza di un coordinamento per l’ottimizzazione del trasporto in pullman e di facilitazioni per disabili e persone fragili. Molto apprezzata la possibilità di seguire l’intero percorso in streaming.
È presente anche don Gigi che, alla domanda di Ermanno di motivare la scelta del tema di quest’anno (Come è possibile questo? Lc 1,34), dice: “Le cose interessanti nascono dal guardare. Infatti don Giussani dice: “la verità è la cosa bella che si incontra sulla strada” e penso che sia la migliore definizione del nostro pellegrinaggio, una cosa bella che uno incontra e di cui si sorprende perché la verità ci sorprende e accade e, una volta che accade, uno va dietro a quello che uno vede accadere. In tutti questi anni, questa domanda riassume il mio atteggiamento, penso di sapere e invece quello che dice una persona, quello che vedo accadere sulla faccia degli altri (le facce a volte parlano più delle parole)…la verità è una cosa che incontri e ogni volta mi stupisce…ci stupisce quando Dio entra nella vita, quando entra non lo sappiamo, lo desideriamo ma non lo sappiamo dove accade. “Come è possibile questo?” per me unisce lo stupore con un cogliere qualcosa che imparo per il resto dell’anno. Dio lo percepisco nell’umano, è il primo modo con cui lui mi attrae, con cui lui mi si comunica. Ecco questo contraccolpo dell’umano, che nel pellegrinaggio ha un’intensità, prosegue se uno mantiene questo atteggiamento di cercare la verità ponendo attenzione a quello che incontra”.
A conclusione interviene don Giancarlo: “Sto godendo nel guardare quello che avviene; le testimonianze mi colpiscono sempre in una maniera straordinaria e questa sera il pellegrinaggio è pieno di testimonianze, che ho cercato di appuntarmi e che spero di sentire durante la notte. Vi ricordate l’anno scorso i due di Piacenza che si dovevano sposare, che sono venuti al pellegrinaggio e poi qualche ora dopo si sono sposati? Vi ricordate quel giovane della Romagna che aveva perso tutto con la famiglia nell’alluvione ed è venuto con la famiglia al pellegrinaggio, al termine del pellegrinaggio ha mandato il messaggio “siamo partiti disperati siamo arrivati gioiosi”. La Pasqua c’è perché ci sono le testimonianze. La parola più ricorrente di questi giorni nella parola di Dio è la parola testimonianza e sono tutti testimoni che camminano insieme…..Quando l’anno scorso in piazza a Loreto un giornalista mi ha chiesto: “ma come spiega che un fenomeno cominciato da una scuola è diventato un fenomeno mondiale?” ho risposto: “è colpa della Madonna, l’ha preso in mano lei e lei sa fare le cose in una maniera divina, straordinaria, siamo quindi al servizio della Madonna” e allora la invochiamo”.