Verso #MacerataLoreto21 - terza puntata

Incontriamo Elisa, una giovane universitaria. Anche a lei abbiamo chiesto di raccontarci come si sente sfidata dal tema del Pellegrinaggio di quest’anno: “Quando vedo te, vedo speranza”, cos’è la speranza nelle sue giornate.

Sono Elisa Borghetti, ho 21 anni e frequento il secondo anno del corso di laurea in Lettere Classiche presso l’Università di Macerata.
La seconda ondata di Covid non ha portato scompiglio nella mia vita, anzi. Lo stato d’animo che meglio può descrivere quel periodo è la rassegnazione: ormai era un’abitudine quella di stare a casa o seguire le lezioni a distanza. 
Partecipare a riunioni online (l’unica occasione di vedere altre persone al di fuori della mia famiglia) era un piccolo spiraglio, che tuttavia non riusciva a ridestarmi davvero. Persino situazioni difficili, come il malore improvviso di un parente caro, per quanto mi abbiano risvegliato con violenza e riportato bruscamente alla realtà, non sono bastate per chiedere a me stessa cosa avrebbe potuto aiutarmi e per riconoscere qualcosa per cui valesse la pena vivere davvero tutto. Era come se non potessi più vedere niente, come se stessi vivendo in un luogo inaccessibile e niente potesse interessarmi davvero. 
La speranza è tornata in me grazie all’esperienza delle elezioni universitarie. Mi sono sentita letteralmente trascinata in qualcosa di più grande di me, che non poteva limitarsi a partecipare a delle riunioni online rimanendo con il microfono chiuso. A poco a poco, rivedere i miei amici e soprattutto sorprenderli, a differenza di me, così vivi, interessati all’Università che per me era diventata solamente lo schermo del mio computer, ha fatto sì che mi risvegliassi dal torpore e dicessi a me stessa che non potevo essere fatta per vivere passivamente, e che la paura e il nichilismo non potevano essere il mio ultimo giudizio sulla realtà. 
L’esperienza delle elezioni mi ha persino dato lo slancio necessario per tornare nel collegio universitario, luogo in cui prima facevo davvero difficoltà a rimanere. Ora ogni giorno di più, grazie alla vicinanza dei miei amici, posso affrontare in modo più chiaro anche il rapporto con le ragazze e i ragazzi che vivono in collegio, prima percepiti come estranei. La speranza che mi tiene viva e mi consente di alzarmi ogni mattina con un nuovo slancio è la vita in università, e insieme gli amici che la vivono con me: è questa la mia speranza, ed è quel qualcosa che mi consente di dire che il Covid può avermi strappato una parte del mio percorso universitario e delle mie aspettative, ma non può strapparmi “ora” ciò che studio, le persone che ho accanto, il cammino che Qualcuno costruisce per me giorno dopo giorno.