La testimonianza di Lucia, tedofora a Roma
Sono Lucia, ho 21 anni, faccio il secondo anno di Lettere Classiche a Bologna.
Un mese fa, il 28 aprile (tra l'altro il giorno del mio compleanno), ho avuto un incidente stradale in bici e sono rimasta paralizzata nella parte sinistra della faccia.
Non so quando, come e se ritornerò come prima. Accettare questa sofferenza e questo dolore è tuttora una cosa difficile e dura. Dentro questa circostanza ho provato e provo una solitudine profonda in cui ho riconosciuto che ultimamente nessuno può capire il mio dolore, nemmeno mia mamma.
Ultimamente però inizio a vedere l'alba di una grande luce in questo grande buio. Non fuori dalla mia solitudine, ma nella mia solitudine sto vedendo e riconoscendo Uno che bussa costantemente e pazientemente alla mia porta sussurrando: "Tu sei preziosa ai miei occhi".
Non riesco più a parlare di questo dolore senza questa Grazia e di questa Grazia senza questo dolore. Quella che oggi Lui fa a me e a te è una promessa : “Non sarai più solo, mai”.
È paradossale, perché lo sto iniziando a intravedere in una profonda solitudine. Non poteva esserci, ed è qui. Non potevamo immaginarlo, ed è qui. «Il Verbo si è fatto carne ed abita in mezzo a noi».
A Papa Francesco ho detto tutto questo. Lui mi ha guardato con una profonda tenerezza e un profondo rispetto e silenzio. Uno sguardo che non dimenticherò mai.
Mi ha messo una mano sulla testa facendomi la Grazia, e poi ha esordito dicendo: "Pregate per me", promettendo scherzosamente a Don Giancarlo che sabato sera, come fedelmente fa da anni, chiamerà i pellegrini allo stadio.
Sono arrivata a Roma grazie a quattro amici che, come Sam con Frodo, hanno letteralmente portato me. Non possono portare il fardello per me, ma possono portare me.
Sono qui a Roma e questo è totalmente un dono, non meritato, non guadagnato con qualche capacità o emozione. Un dono.
Grata e commossa, vi invito personalmente sabato allo stadio.