Con Comunione e liberazione anche associazioni e parrocchie: ormai è diventato l'evento di questo tipo più partecipato in Italia
Di Giorgio Paolucci - Nel giugno di ventotto anni fa erano in trecento. Trecento giovani di Macerata che, raccogliendo l'invito del «prof» di religione, si erano messi in cammino verso la Santa Casa di Loreto, ripercorrendo i sentieri che per secoli milioni di pellegrini avevano battuto. In pellegrinaggio, insieme, per ringraziare la Madonna per l'anno scolastico appena concluso. Quel «prof» di religione, Giancarlo Vecerrica, oggi è vescovo di Fabriano-Matelica e per ventotto anni ha rilanciato quell'invito a seguirlo nella campagna marchigiana. L'anno scorso hanno risposto in sessantamila, e ormai da tempo quello che si svolge dallo stadio Helvia Recina di Macerata al santuario di Loreto è il pellegrinaggio a piedi più frequentato d'Italia.
Alla faccia degli anni trascorsi e di qualche inevitabile acciacco fisico, don Giancarlo (come molti continuano a chiamarlo) guida con entusiasmo trascinante questo «popolo della notte» sui generis che si raduna da ogni parte d'Italia. Il tema di quest'anno riprende una frase di San Paolo: «Vagliate ogni cosa e trattenete il valore». «Ci aiuta a capite che nulla è estraneo all'esperienza del cristiano, provocato a confrontarsi con ogni aspetto della realtà - spiega Vecerrica -.
La vera sfida è quella di saper trattenere il valore, cioè cogliere quanto di vero e di bello è racchiuso in ciò che si incontra. Per questo è necessario che l'umanità sia vivificata dalla fede, e che la fede venga continuamente educata, senza dare nulla per scontato. Il lavoro di educazione permanente alla fede è questione vitale in un'epoca come quella in cui viviamo, fatta di sfide vertiginose e di provocazioni continue».
Alcune di queste sfide sono presenti tra le intenzioni di preghiera di quest'anno: il terrorismo, la situazione della Terra Santa, i destini del popolo cinese, la libertà religiosa nel mondo.
Il pellegrinaggio viene proposto da Comunione e Liberazione ma le adesioni testimoniano la larga partecipazione di movimenti, associazioni e parrocchie, c on delegazioni provenienti anche dall'estero: l'anno scorso vennero da Belgio, Svizzera, Spagna, Croazia, Polonia. È una piccola-grande testimonianza dell'universalità della Chiesa, e molti dei partecipanti potranno rivivere l'esperienza fatta sabato scorso in piazza San Pietro in occasione dell'incontro mondiale del Papa con i movimenti e le nuove comunità.
C'è un altro appuntamento ecclesiale al quale il pellegrinaggio guarda: il convegno di Verona del prossimo ottobre. E il titolo di quell'appuntamento - «Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo» - evoca una delle dimensioni che da sempre accompagna il cammino da Macerata a Loreto: la testimonianza. Ne verranno proposte venti, sia durante il raduno allo stadio Helvia Recina (vedere box), sia durante il cammino. Parleranno persone che hanno sperimentato la presenza di Dio nella buona e nella cattiva sorte: giovani usciti dal tunnel della droga, genitori che praticano l'accoglienza, ragazze strappate alla disumana legge del marciapiedi, insegnanti impegnati sul fronte dell'educazione, uomini e donne alla ricerca di una risposta alla sete di infinito che abita nel cuore di ognuno.
I loro racconti di vita, diffusi attraverso gli altoparlanti che seguiranno il cammino, accompagneranno la notte dei pellegrini che come sempre troveranno migliaia di persone che attendono il loro arrivo nei paesi della campagna marchigiana, segno evidente di quanto l'iniziativa sia entrata nel cuore delle popolazioni locali.
Il filo rosso sarà, come sempre, la preghiera, espressa nella recita del rosario (secondo il ciclo completo dei venti misteri) e nelle decine di canti nati dalle diverse tradizioni ecclesiali presenti nel lungo corteo. Vecerrica dice che «in un mondo sempre più complicato, vogliamo riproporre la semplicità della preghiera, che esprime il desiderio di affidare la vita a Qualcuno che ci vuole bene e che si è fatto compagno all'uomo di ogni tempo per indicargli la strada, la direzione della vita.
Pregare la Madon na è riconoscere in lei un segno di questo amore che non si esaurisce mai. Per questo abbiamo chiesto all'attore Pedro Sarubbi (interprete di Barabba nel film The Passion di Mel Gibson, ndr), di recitare allo stadio di Macerata, prima di cominciare il cammino, l'Inno alla Vergine in cui Dante definisce la Madonna 'fontana vivace di speranza'. I giovani (e non solo loro) cercano motivi forti di speranza, vogliono sentirsi amati. La Chiesa può offrire Gesù e testimoniare quanto è bello essere amati da Cristo e innamorarsi di Lui. Chi fa esperienza di questo, assapora la felicità, sperimenta che la fede rende più umana la vita e lo comunica a chi incontra. Come ha ricordato pochi giorni fa il Papa, la gioia della fede non possiamo tenerla per noi».