Messaggio di don Julián Carrón per il 41° Pellegrinaggio
«Il senso della solitudine nasce nel cuore stesso di ogni serio impegno con la propria umanità. Può capire bene tutto ciò chi abbia creduto di aver trovato la soluzione di un suo grosso bisogno in qualcosa o in qualcuno: e questo gli sparisce, se ne va, o si rivela incapace» (don Giussani).
Cari amici, vi auguro di vivere il pellegrinaggio con uno sguardo di tenerezza e di simpatia verso l’umano che vi trovate addosso. È per un gesto di amicizia verso di voi che compite il sacrificio di vegliare tutta la notte. Potrete così rivivere l’esperienza descritta dal poeta Antonio Machado: «Il mio cuore è desto, è desto. / Né dorme né sogna, guarda, / i limpidi occhi aperti, / segnali lontani e ascolta / a riva del gran silenzio». E l’Inno delle Lodi delle trappiste di Vitorchiano sarà come la nota dominante in ogni passo: «Prima che sorga l’alba, / vegliamo nell’attesa: / tace il creato e canta / nel silenzio il mistero. // Il nostro sguardo cerca / un Volto nella notte». Anche voi vegliate fisicamente, mentre la notte avvolge tutte le cose.
Perché cerchiamo un Volto? Per una domanda a cui non sappiamo rispondere. Chi non ha mai sperimentato quel senso di impotenza che emerge dal fondo dell’esperienza? Come non cedere alla paura e alla disperazione? Semplicemente tenendo gli occhi aperti, per vedere se all’orizzonte appare qualche bagliore di vita che ci dica che non siamo soli. Sostenetevi l’un l’altro nella fatica per non lasciarvi vincere dallo sconforto e per non smettere mai di fare i conti con quell’esigenza che sta al fondo di ogni autentica solitudine. Solo così potrete intercettare una risposta.
«Non sarai più solo, mai». Chi può dire questo? Solo Cristo, per la compagnia profonda che vive con il Padre: «Io non sono solo, perché il Padre è con me» (Gv 16,32). Lui è l’unico che si prende a cuore tutto di noi e risponde al nostro bisogno. «La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: “È un fantasma!” e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: “Coraggio, sono io, non abbiate paura!”» (Mt 14,24-27). Non li rassicura con un discorso o con delle formule, ma con la Sua stessa presenza, compagnia di Dio all’uomo. Come ci dice papa Francesco, «se Egli vive, […] non ci saranno mai più solitudine e abbandono. Anche se tutti se ne andassero, Egli sarà lì, come ha promesso: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”» (Christus vivit, 125).
Si vive solo per qualcosa che accade ora. Come fu all’inizio del cristianesimo, il Mistero ci raggiunge attraverso una presenza dai tratti umanissimi, quella di persone che provocano in noi stupore per come vivono le cose di tutti i giorni, tanto che le sentiamo subito come familiari e alla nostra portata, perché ci abbracciano così come siamo e ci consentono di affrontare anche i momenti più bui con speranza.
Vi auguro la tenacia di un cammino, questa notte e soprattutto nei giorni a venire, per scoprire i tratti inconfondibili della grande Presenza che vi fa l’occhiolino attraverso il volto dei Suoi testimoni oggi, dentro la vita della Chiesa.
La Madonna, che ha ospitato nelle sue viscere il Verbo fatto carne, vi consenta di sperimentare la compagnia indistruttibile di Colui che è tra noi, così che traspaia nella vostra vita.
Buon cammino in compagnia del Mistero
don Julián Carrón