LORETO - «Se cammini con Maria, hai le ali ai piedi e il cuore in festa». Chi ha appeso quello striscione artigianale, poco prima di arrivare all'Hotel Recina, lungo la statale 77, ha profetizzato senza saperlo. Il Pellegrinaggio, con più gente dell'anno passato (sopra i 50 mila, stimano organizzatori e forze dell'ordine) è trascorso rapido e senza particolari problemi. Poco dopo le 6, la testa del corteo, con don Giancarlo e gli animatori, cominciava ad affluire nel catino del Bramante, dopo neanche 8 ore di cammino. Alle 7 e 30 la gente continuava ancora ad arrivare. Questo per "le ali ai piedi", con il dovuto rispetto per chi, come la russa Tatiana a San Firmano, proprio per i piedi doloranti, ha dovuto gettare la spugna. Quanto alla festa, c'è stata eccome. Gente lieta nonostante la fatica. Pronta a passare dal rosario e dal canto liturgico alle canzoni partenopee di napoletani veraci ("O sole mio" ha tenuto lontana la pioggia fino a dopo l'arrivo) e ai canti di montagna. Disposta, però, a tornar subito seria quando dagli altoparlanti (un servizio audio efficientissimo, capace di coinvolgere 50 mila persone) piovevano le intenzioni di preghiera oppure si sfilava davanti agli incappucciati della Venerabile Congregazione degli Artisti di Recanati, che esponevano a Fonte Noce la croce rituale del Venerdì santo. Il Pellegrinaggio agile e lieto lo aveva fotografato in maniera sorprendente il coach della Sicc Jesi, Gigio Gresta, parlando all'Helvia Recina. «Il basket è uno sport di squadra - aveva detto - e ogni partita assomiglia ad un viaggio condiviso con amici. Se cadi o sbagli, il rialzarti dipende sempre e solo dalla presenza di un altro compagno di viaggio». Durante la notte ha ripreso ancora la parola Andrea Angeli, il portavoce dell'Autorità di coalizione in Iraq. «Quanto succede in Medio Oriente - ha detto - mi ricorda quello che avveniva in America Latina 20 anni fa. Anche allora sembrava che non fosse possibile uscire dal tunnel. Invece ... ». Di Iraq, s'era parlato anche la sera prima, a Macerata. Lo avevano fatto Antonella Agliana, sorella di Maurizio che insieme ad altri due italiani è ancora sequestrato a Bagdad, e Carla, la vedova di Marco Beci, il civile morto a Nassiriya il 12 novembre scorso. La prima ha inviato un'intenzione di preghiera «perché il Signore stia vicino a Salvatore, Umberto e Maurizio e ci dia la gioia di poterli riabbracciare e perché dia il Paradiso a chi ha perso la vita troppo presto e tragicamente». La signora Beci ha invitato ad andare oltre la non violenza, fino al perdono. «Vi porto l'abbraccio mio e dei miei figli e insieme a Marco chiedo alla Madonna che renda fruttuoso e perenne il vostro generoso entusiasmo». In piazza, l'accoglienza delle autorità civili, del vescovo Comastri e del cardinal Martino. Numerosi, anche durante il cammino, e la sera stadio, i politici, candidati e non. Per loro non si è andati oltre un cauto, sincero saluto.