Il passo dei pellegrini ha del miracoloso. E la fatica si scioglie con
LORETO - Per chi crede questa è la notte in cui la fede viene esaltata. Ma anche per chi non crede questa è una notte speciale: è piena di energia positiva, la si respira in ogni angolo, ad ogni svolta di un percorso tortuoso come la vita. E' l'occasione per essere soli con la propria coscienza e, nello stesso tempo, per essere parte di una riflessione collettiva. Forse ha ragione l'ateo dichiarato Giuliano Ferrara, quando sulla pista di atletica dello stadio Helvia Recina dice che anche il mondo laico ha molto da perdere dalla morte di Dio.
La prima cosa che colpisce, uscendo dallo stadio e mettendosi in marcia insieme ai pellegrini, è il silenzio, il disciplinato ascolto delle riflessioni lanciate dagli altoparlanti. Facciamo un pezzo di strada insieme alle decine di migliaia di partecipanti a questa edizione del Macerata-Loreto, lungo la discesa di via dei Velini.
Con loro c'è anche Savino Pezzotta, segretario generale della Cisl. Segretario, gli chiediamo, mettendoci al suo passo spedito, c'è anche qualcosa di politico in un evento come questo? «No che non c'è - risponde - e poi non si può ridurre tutto alla politica. Certo, resta uno spazio importante nella vita di ciascuno, ma oggi più che mai non è tutto».
Il ponte pericolante di Villa Potenza fa deviare il percorso sui saliscendi di Montanello. Il cronista sperimenta sulle sue gambe perché quel posto si chiama appunto Montanello. Salite da spezzare le gambe e all'improvviso discese con pendenze micidiali. Eppure, nonostante la fatica supplementare di quest'anno per via di quel maledetto ponte sul Potenza che non ne ha voluto più sapere di fare il suo lavoro, i volti che incrociamo, poco prima di mezzanotte sul rettilineo di Sambucheto, sono sereni. Una fiumana di gente che ti aspetteresti con le ossa rotte. E invece no, camminano spediti, sanno dove andare e come arrivarci. E' la forza della fede, ti spiegano, quella che va contro ogni ragione. Beati loro che l'obiettivo l'hanno chiaro, ti scopri a pensare con una certa ammirazione. I pellegrini passano tra due ali di folla che li applaude, papà con i figlioletti sulle spalle, mamme che con quelli più grandicelli si affiancano al corteo per fare un pezzo di cammino insieme. Dove arriveranno non si sa. Ma non ha importanza. A una notte come questa non bisogna mancare. I punti di osservazione intanto si moltiplicano, appena fuori dal centro abitato: basta una piccola collinetta per piantarci una sedia e aspettare che la marea umana passi di lì.
Bivio di San Firmano, cuore della statale 77, ore 2. E' il tempo della testimonianza di Giulio Silenzi. Il presidente della Provincia di Macerata - che si farà tutto il pellegrinaggio a piedi, fino in fondo - pronuncia parole ispirate e prende anche lui la fiaccola per illuminare la notte. Le sue frasi vengono sottolineate da un commento sull'importanza delle istituzioni che camminano insieme al popolo. A farlo è monsignor Giancarlo Vecerrica, vescovo di Matelica e Fabriano, per tutti ancora don Giancarlo, il sacerdote che nel 1978 si inventò questo pellegrinaggio. Insegnava religione al Liceo classico di Macerata e lo propose agli studenti dell'ultimo anno. Ancora oggi, dopo 27 anni, eccolo lì, alla testa del cammino a dettare il ritmo. Dietro i pellegrini, che non perdono il passo. Secondo le stime degli organizzatori, con chi si aggiunge strada facendo, siamo ormai oltre quota sessantamila.
C'è un punto di osservazione, proprio sotto Recanati, che scopre un lungo tratto di strada. Qui, alle 3 e mezza del mattino, si ha l'esatta percezione di cosa sia il Pellegrinaggio. E' come fosse giorno: un serpentone di piccole luci, le fiaccole, si snoda per chilometri e chilometri, a perdita d'occhio. E sopra le teste di questi che dall'alto sembrano tanti operosi lavoratori nella vigna del Signore, disciplinatamente in fila, fuochi d'artificio che rischiarano il cielo paiono durare all'infinito.
Le dure salite di Chiarino non impensieriscono i pellegrini, ristoro volante come fossero al Giro d'Italia, il profilo di Loreto sullo sfondo. L'alba nella città mariana è spettacolare, si vede il mare bianco e azzurro, baciato dal profilo del Conero. I campi si tingono di verde al sorgere del sole. L'orologio suona le 6. La basilica è lì, a un passo. Poi, dopo l'ultima benedizione, tutti ai pullman: per andare a casa a dormire o per correre a votare? La risposta è facile facile...