Si svolgerà questa sera a partire dalle 20.30 la XXIX edizione del Pellegrinaggio notturno a piedi da Macerata a Loreto proposto da Comunione e Liberazione. Il tema di quest’anno: “Ed io chi sono?” evoca un interrogativo del “Canto notturno” leopardiano particolarmente presente nel pensiero di don Luigi Giussani. A presiedere la Messa d'apertura nello stadio di Macerata "Helvia Recina" sarà il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, latore di un messaggio del Pontefice. Nel tardo pomeriggio di oggi giungerà nello stadio la Fiaccola della pace, benedetta dal Papa all’udienza generale di mercoledì scorso; nel decennale della sua presenza al pellegrinaggio, la Fiaccola ricorderà anche i dieci anni del terremoto che nel 1997 colpì duramente l’Umbria e le Marche. Sul significato dell’iniziativa sentiamo l'ideatore della Marcia, mons. Giancarlo Vecèrrica, vescovo di Fabriano – Matelica, intervistato da Luca Collodi:
R. – L’ho pensata soprattutto per i giovani. Ho pensato di dare loro la possibilità di un filo rosso di significato, di valore, che colleghi tutte le realtà, tutti i fatti della vita. E il pellegrinaggio è l’ideale della vita, perché impegna tutta la vita nella sua realtà concreta e la indirizza ad un valore, ad un significato, all’incontro con il mistero. E la figura di Maria è l’esempio più clamoroso di questa unità di vita.
D. – Mons. Vecerrica, quest’anno c’è una particolarità: il pellegrinaggio ricorda il terremoto che nel ’97 colpì le Marche e l’Umbria…
R. – A Colfiorito è arrivata la Fiaccola della pace e abbiamo celebrato il decennale del terremoto, perché il pellegrinaggio raccogliendo proprio i fatti belli e brutti della vita diventa la sintesi di tutto ciò che accade.
D. – Sono ancora aperte, mons. Vecerrica, le ferite del terremoto, che colpì le Marche e l’Umbria nel ’97?
R. – Moltissime sono state rimarginate. Adesso la parola che domina è la parola “speranza”, il guardare avanti. L’incontro tra cristiani nell’esperienza del pellegrinaggio marca ancora di più questo segno di speranza.
D. – Dieci anni fa, arrivarono proprio a Colfiorito, se non ricordo male, anche tantissimi giovani volontari per aiutare le persone colpite dal terremoto...
R. – Sì, fu un’esperienza straordinaria. Vedere tanti giovani di varie associazioni, anche non cristiani, che si davano convegno nei vari paesini è stata la cosa che più ha colpito, ha impressionato e ha dato anche un senso di speranza. Infatti, il ricordo più vivo del terremoto è proprio l’aspetto umano, che è venuto fuori da questa solidarietà vissuta.
D. – Mons. Vecerrica, quali riflessioni rivolgerà al popolo del pellegrinaggio questa notte?
R. – Partirò dalla domanda che abbiamo posto come tema, l’abbiamo presa da una poesia di Leopardi: “Ed io che sono?” Oggi mi sembra che, soprattutto i giovani, ma anche noi adulti, abbiamo bisogno di tener vive le domande sostanziali, esistenziali, profonde della vita, perché la realtà di oggi tende a disperderci, a soffocare le domande più forti, più impegnative. Allora, abbiamo voluto tener viva questa domanda e la ripeterò spesso. Poi dire, proporre, che c’è una risposta a questa domanda, c’è chi ci può rispondere, il mistero, attraverso il metodo mariano, perchè la Madonna è l’esempio più clamoroso di chi ha saputo presentare le domande della vita al Signore ed essere disponibile.
D. – Mons. Vecerrica, questo pellegrinaggio preparerà anche i giovani all’incontro del primo settembre a Loreto con il Papa, con Benedetto XVI?
R. – Le prime testimonianze alla partenza saranno presentate da 60 giovani dell’Agorà, perché vogliamo mettere in evidenza questo fatto, che ogni esperienza cristiana non può non collegarsi e legarsi l’una all’altra. Quindi, vogliamo fare in modo che l’incontro con il Papa sia un incontro che riempia il cuore dei giovani e che il Papa veda una realtà viva.