In quarantamila alla Macerata-Loreto. Il serpentone accolto in piazza dal suono delle campane. Una decina di persone in ospedale per crampi e malori. Un festoso spettacolo notturno di luci e colori fino al Santuario
LORETO-Gli organizzatori si tengono bassi («almeno 40.000 persone») nel timore che, l'anno prossimo, la Questura faccia qualche problema. Ma certamente, di gente, questa volta ce n'è stata di più che in passato. All'Helvia Recina di Macerata sabato sera sono arrivati non meno di 250 pullman, sono stati dati via 23 mila cappellini, 14 mila particole non sono state sufficienti per tutti. E durante la notte, fra San Firmano e Chiarino, il colpo d'occhio sulla strada Regina era da mozzafiato: un fiume di luce rutilante, generato da decine di migliaia di flambeau, che si alzavano tutti insieme seguendo il ritmo di un canto o lo scandire di una preghiera. E' stato, questo pellegrinaggio di Cl, sentito e partecipato e non solo numericamente. Tante le testimonianze raccontate lungo il cammino. Alcuni ragazzi ex drogati della Pars hanno raccontato di come stanno tornando alla vita. Uno per tutti, Pino, 36 anni, di Benevento. Tossico fin dall'età di 15 anni, a 22 si è scoperto sieropositivo. «Perché sono venuto? Perché con gli amici della Pars mi è tornata la voglia di vivere e chiedo alla Madonna che mi faccia vivere il più possibile». Don Giovanni Benzi si è materializzato alle 2 di notte, catapultato da Arezzo da due auto della Polizia. Ha parlato di una proposta di legge che «potrebbe liberare 70 mila schiave buttate sulle nostre strade». Gli servono 50 mila firme. Racconta dei suoi bambini, raccolti in giro, che muoiono di Aids, parla della libertà e risale sulle auto degli agenti non senza essersi fatto benedire, col capo chino, lui che è pure più vecchio, dal vescovo. Le intenzioni di preghiera sono state il grido del dolore umano che chiede il miracolo di una guarigione e la carità di una compagnia. A dirle tutte si perderebbe il conto: bambini ammalati, famiglie disgregate, genitori che si vedono spegnere i figli sotto gli occhi. Il dolore del mondo è anche la tragedia della Palestina, raccontata da Soby Makhoul, cristiano maronita di Betlemme, convinto che l'uomo non può darsi la pace da solo. Concetti che hanno ripetuto i politici in cammino: i vertici ulivisti dalla Provincia di Ancona, Giancarli e Sagramola, e il ministro Buttiglione. A piedi verso Loreto c’era anche il generale Antonio Reho, comandante regionale dell’Arma dei carabinieri. Il cardinal Ruini ha approfittato della ribalta del pellegrinaggio per ribadire la posizione della Chiesa sulla questione della Costituzione europea: «L'Europa mantenga la sua ispirazione e le sue origini cristiane». E mentre il cardinale parlava, nella piazza del Bramante ha fatto il suo ingresso il pellegrino più singolare: il signor Quinto, di Urbino, classe 1933, che si è fatto tutte e 8 le ore di cammino a piedi nudi e senza bere un sorso d'acqua. Perché? Non ha voluto dirlo a nessuno. La marea di gente è stata accolta a Loreto dal suono delle campane quando in piazza dei Galli la statua della Madonna ha incontrato i suoi pellegrini e ha preso la testa dell'interminabile corteo per condurlo al Santuario: erano passate da poco le 6 ma già da un quarto d'ora la discesa di Montereale era un tripudio fitto e festoso di cappelli gialli. Questa è l’edizione del pellegrinaggio Macerata-Loreto che vede per la prima volta in veste di vescovo di Fabriano monsignor Giancarlo Vecerrica, l'ideatore del gesto inizialmente pensato per un gruppo di studenti maceratesi e oggi dilatato da adesioni da ogni parte. Ad accogliere i fedeli, ieri mattina, una città in fermento già dalle prime luci dell'alba, con le decine di volontari Cri distribuiti nei punti nevralgici e il prezioso lavoro della Polizia municipale, in servizio al completo. Molti i malori per la stanchezza all'arrivo in piazza, per fortuna nessuno grave: una decina di persone (giovani e anziani) trasportate all'ospedale Santa Casa per svenimenti e crampi e dimesse già in mattinata. Di fronte a una piazza stipata e alla presenza dei sindaci e dei gonfaloni dei Comuni di Loreto, Macerata, Recanati, Montelupone, Montefano e Montecassiano, l'arcivescovo Angelo Comastri ha salutato i pellegrini: «Questo luogo che ha custodito il sì più bello mi dà la gioia di darvi il venticinquesimo benvenuto a Loreto». Poi tutti a casa. Nel giro di un’ora la situazione in piazza era tornata alla quasi normalità, anche se al casello di Loreto c’era una fila di auto lunga cinque chilometri.