«Siamo qui come mendicanti, per ritrovare il senso della vita». Il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, ha incentrato su questa immagine l'omelia della Messa per le migliaia di pellegrini (50 mila) che nella notte hanno poi camminato da Macerata a Loreto nel XXVII pellegrinaggio a piedi promosso anche quest' anno da Comunione e Liberazione.
Lo stadio maceratese 'Helvia Recina' era affollato già dal primo pomeriggio di giovani, famiglie e anziani venuti da tutta Italia; gente comune, e non solo militanti di Cl, e nomi di spicco, come il segretario della Cisl Savino Pezzotta e il giornalista Giuliano Ferrara.
A tutti Scola parla del «desiderio di ritrovare spazi di libertà. Eravamo precipitati - spiega - nella figura del vagabondo comodo, ma la gente si ribella, vuole diventare un consapevole pellegrino, vuol sapere da dove viene e dove va, vuol conoscere il bello e il buono, il giusto e il vero della vita, il senso del nascere e del morire. Per questo si cammina, perché il pellegrinaggio è la più straordinaria metafora, il segno più concreto della vita dell'uomo».Secondo il presule, l'uomo «è mosso dal desiderio incontenibile della meta, cerca il senso della vita, cerca di ritrovare l'esperienza elementare degli affetti e del lavoro per poter realizzare il desiderio straordinario di felicità che porta nel cuore e gustare la libertà».
Scola fa riferimento alla «straordinaria condizione che anima il cuore di tutti noi e dice al meglio chi è l'uomo, e si esprime con la parola mendicanza. L'uomo nella sua vita è come un grande mendico».L'immagine «più bella» citata dal cardinale è quella di una canzone ascoltata in un grande santuario brasiliano, dove si erano riunite centinaia di migliaia di persone poverissime, «io sono un povero contadino, ne ho fatte di tutti i colori, sono qui davanti a te Maria, non posso neanche pregare, ma una cosa voglio fare, voglio mostrarti il mio sguardo».