In una recente intervista lei ha affermato che: “Anche se sembra che sia andato tutto storto, la verità di te non è il dolore”. Potrebbe approfondirne il significato nella sua esperienza umana e di lavoro, guardando anche a ciò che sta accadendo nel mondo?
La verità di ogni persona è sempre il suo desiderio di bene, di felicità. E’ il suo grido alla vita, a Dio, che ogni grazia a cui aspira sia così grande e definitiva, così affascinante e strabordante che possa essere eterna. Spesso lo stesso grido è anche verso e contro il dolore, affinché passi, cessi, abbia un senso, esso stesso sia un grido lancinante e potente affinché la vita si pieghi, perché Dio ascolti, abbracci il nostro cuore che implora, prega e impreca. Anche verso la pandemia e, oggi, ancor più verso la guerra, il primo atto, il primo e più importante contributo che l’uomo può dare è il grido a Dio, agli altri uomini, alla vita che ci facciano vivere, vivere nell’amore e nella pace.
“A Dio tutto è possibile” è il tema del 44° Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. Come si sente interpellato da queste parole? Le è accaduto di riconoscerlo?
Il primo grido è quello di ammettere, di riconoscere che sì, è vero, è sicuramente certo che a Dio tutto è possibile, è evidente, non può che essere così. Il grido più impegnativo e drammatico è questa ammissione! Insieme a quello che dice che la mia capacità, la mia forza, il mio coraggio sono sempre piccoli piccoli rispetto a tutto il bisogno del mio cuore.
Lei ha partecipato più volte al Pellegrinaggio. Qual è la sua esperienza?
Di luce e di pace. Luce perché sei inondato e travolto da un flusso continuo che ti porta, ti conduce, ti solleva verso un porto certo, solido. Pace perché, attimo dopo attimo, comprendi che il grido del tuo cuore è un pellegrinaggio perpetuo… che il pellegrinaggio stesso è il grido, il tuo grido.