Introduzione del Direttore Ermanno Calzolaio

Benvenuti a tutti!

Che cosa ci ha mosso ad essere qui questa sera? Ciascuno di noi è qui spinto da un’urgenza, da un bisogno. Molti hanno affrontato viaggi lunghissimi e faticosi in pullman, da ogni parte d’Italia e da altri paesi. E questo è veramente commovente. Come commoventi sono stati l’abbraccio del Papa ai 200.000 presenti al Regina Coeli del 16 maggio, i due milioni di persone che hanno visitato la Sacra Sindone, i 400.000 con il Papa a Fatima, i 15.000 sacerdoti ieri a Roma per la chiusura dell’anno sacerdotale. Il popolo cristiano c’è.

In questi giorni sono arrivate migliaia di intenzioni di preghiera. Tra le tante ci ha colpito il grido inviatoci da alcune ragazze in carcere a Perugia per omicidio: “Dio, piene di fiducia nel tuo amore e nella tua bontà non ci lasceremo abbattere dal male commesso e pensiamo che con il tuo aiuto da questa sofferenza uscirà per noi un bene”. Ci hanno scritto anche da ogni parte del mondo: dalla Colombia, dal Brasile, dalla Polonia, dalla Terra Santa e oggi è arrivato anche il saluto di Marcello Lippi e dei giocatori della nazionale al loro arrivo in Sudafrica che scrivono: “Noi vi saremo idealmente accanto in questo cammino che si svolge di notte, ma è pieno di luce e di speranza e siamo certi che anche voi vorrete esserci vicini in questa nuova sfida sportiva”.

Ma non ci basta essere qui stasera, solo spettatori di tanta imponenza. La prima questione che vogliamo guardare all’inizio di questo 32° Pellegrinaggio è proprio questa (e la pioggia, qualche goccia, ci richiama ad essere più coscienti del motivo per cui siamo qua): Cosa muove il nostro io? Vogliamo guardare quella domanda che si agita nel nostro cuore: «Ma io perché ci sono? Perché sono al mondo? A che vale la pena vivere? A che serve il mio io?». 

Siamo insieme per aiutarci a stare di fronte alla grandezza del nostro cuore. Il Mistero continua ad entrare nella storia per aiutarci a essere noi stessi. Io, noi abbiamo bisogno di vedere una strada nella vita di ogni giorno, nelle fatiche che ciascuno deve affrontare. Per questo abbiamo invitato Rose Businge venuta appositamente dall’Uganda. Le abbiamo chiesto di testimoniarci la sua esperienza di “come un uomo può rinascere di nuovo”.

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Ci immedesimiamo così nel messaggio che ci ha inviato Juliàn Carron: “Cristo è risorto! Da duemila anni la Chiesa ci rivolge questo annuncio, instancabilmente. Chiediamo alla Madonna di intercedere affinché lo Spirito Santo faccia diventare nostro – mio e tuo – questo fatto”.

Ringrazio il Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna che tra poco presiederà la Santa Messa, insieme ai tanti Vescovi che ci hanno raggiunto, anche dalla Colombia! Ringrazio tutte le autorità civili e militari.

Ora accogliamo la Fiaccola della Pace, che è stata accesa da Papa Benedetto XVI a Roma il 29 maggio in occasione dell’udienza concessa alla diocesi di Macerata per il IV centenario della morte del missionario maceratese Padre Matteo Ricci e che i nostri amici hanno portato fin qui a piedi, attraversando le zone terremotate dell’Abruzzo. Quest’anno, con questo gesto vogliamo guardare alla testimonianza di tutti i martiri che hanno versato il loro sangue per annunciare Cristo, unica sorgente della pace e in particolare a Mons. Luigi Padovese, brutalmente ucciso in Turchia qualche giorno fa.