Buonasera a tutti. Mi chiamo don Leo, sono un parroco di Lugo di Romagna, ho vissuto nelle settimane scorse il dramma dell’alluvione nella nostra zona, un dramma di portata epocale.
Ci si è chiesto come possono essere state solo 15 le vittime, quando gli esperti prevedevano centinaia di morti. Non è mai successo che più di 20 tra fiumi e torrenti, in solo due giorni di pioggia, siano esondati e abbiano rotto gli argini, con acqua per le strade che ha raggiunto 9 metri, ad esempio in un quartiere di Faenza, oppure un metro e mezzo come a Lugo e altri paesi limitrofi, con auto messe fuori uso e case al piano terra devastate. A Conselice l’acqua è rimasta stagnante per le vie e nelle case per giorni e giorni, con una puzza insopportabile.
L’ho chiamato dramma, perché il dramma è sempre una speranza, mentre la tragedia non lascia speranza, ma solo disperazione. La cosa grande che abbiamo scoperto in quei giorni è che il cuore dell’uomo è fatto bene, è fatto per il bene. C’è stato un moto di solidarietà commovente, noi che pensiamo solitamente di essere fatti male, di essere sbagliati, di essere incapaci di bene. Solo a Lugo si è costituita una chat di 700 giovani volontari che si segnalavano dove c’era bisogno e correvano spalando fango presso famiglie a loro sconosciute.
Ora occorre chiedersi: come fare con queste pepite d’oro che sono state scoperte in questo fango del nostro travaglio esistenziale? Possono fruttare. Dobbiamo scoprire qualcosa d’altro che sia efficace ed educativo come l’alluvione, che abbia la stessa potenza senza distruggere niente. Occorre l’educazione dell’io, che è energia positiva non negativa.
L’alluvione mette davanti l’essenziale e la gente deve scegliere; educare significa incontrare qualcuno che ti mette davanti al tuo io e al mistero di cui è fatto l’io in modo costruttivo e non distruttivo, bisogna che abbia la stessa potenza dell’alluvione. La fede deve essere come un’alluvione positiva che spazza via il secondario e mette davanti un punto dove ti trovi a dire sì o no.
Noi per grazia abbiamo incontrato un luogo, un’esperienza che ci rende umani, oserei dire perché il cristiano è uno più umano degli altri, non perchè più bravo, ma perché abbiamo detto sì ad un incontro, a una preferenza che ci ha scelti per diventare sale anche per gli altri.
Incredibile come a Lugo a gestire il palazzetto dello sport, dove sono stati accolti più di 300 evacuati, siano stati gli studenti di gioventù studentesca, in particolare i maturandi, che per 10 giorni hanno interrotto lo studio e giorno e notte si sono prodigati a gestire quel luogo sotto gli occhi stupiti e grati degli operatori della Croce Rossa e della Protezione Civile.
Il pellegrinaggio che state per iniziare ci ricorda che il mendicare è il gesto più umano e ragionevole dell’uomo, non solo in queste circostanze di estremo bisogno, ma nel quotidiano, perché noi siamo sempre tutto un bisogno, anche quando non ne abbiamo coscienza.
La preghiera è il fiorire della regione perché prendere coscienza della nostra dipendenza costitutiva, è riconoscere che l’essere non ce lo diamo noi, è domandare che continui a darcelo Colui che ci fa in ogni istante. Pregare è dire io fino a dire “Tu che mi fai”, pregare è domandare che in noi cresca la stessa coscienza che era in Maria, la coscienza di essere stata chiamata, lei adolescente, a portare nel mondo Gesù, colui che svela il senso per cui si nasce, si vive e si muore.
Le Ave Maria che ripeterete questa notte possono sembrare noiose, come una goccia che cade sulla pietra, ma hanno il potere di spaccare la durezza del nostro cuore, per farci scoprire che in noi c’è un tesoro che grida all’infinito. Pregare e riconoscere che Dio è un Padre che non manda l’alluvione, perché l’alluvione non viene da Dio ma dalla natura, che non è madre, ma una povera creatura ferita dal peccato come lo siamo noi; il peccato originale di cui portiamo ancora la conseguenza, è la presunzione dell’uomo di volersi fare padrone il se stesso e sostituirsi a Dio.
Se la nostra amicizia non ci porta a fare esperienza che Dio ci è Padre e ci ama, vivremo sempre come degli orfani alienati, naufraghi, sballottati dalle onde del male.