AFGHANISTAN - La stessa televisione che aveva trasmesso il video-choc della volontaria ora dice di aver ricevuto una telefonata in cui Timor Shah si dichiara pronto a rilasciare la ragazza Su tutte le emittenti locali il messaggio della madre Una preghiera dei genitori per la marcia Macerata-Loreto Appello anche degli ex ostaggi italiani in Iraq
Timor Shah, il capo della banda di sequestratori che tiene prigioniera Clementina Cantoni, ieri ha telefonato all'emittente di Kabul Tolo Tv, la stessa che aveva ricevuto e trasmesso il video della giovane cooperante italiana, dicendo che «la ragazza potrebbe essere rilasciata nel giro di pochi giorni» perché, ha spiegato, «il governo ha accettato le mie richieste». Il giornalista afghano che ha parlato con lui ha detto che «Timor Shah ha telefonato intorno a mezzogiorno», ha assicurato che Clementina è stata visitata da un medico e che, dunque, «le sue condizioni sono migliori» di quanto non fossero nei primi giorni di prigionia. Le autorità di Kabul si sono dette molto ottimiste. I negoziati vanno avanti, ha spiegato il portavoce del ministero dell'Interno Lutfullah Mashal, «e siamo vicini a una conclusione». Mentre l'ex re dell'Afghanistan Mohammad Zahir Shah ha risposto al presidente Carlo Azeglio Ciampi, che nei giorni scorsi si era rivolto a lui per sollecitare la liberazione della volontaria, dicendo che «il presidente Karzai e il suo governo compiranno ogni sforzo per giungere alla liberazione». Anche il ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha confermato che Clementina «è viva, sta bene» e che l'Italia «non lascia niente di intentato». Fini, inoltre, ha voluto sottolineare che «non si tratta di un sequestro politico» e che, insomma, non ci sarebbero di mezzo terroristi o taleban. Nei giorni scorsi si era detto che l'ostacolo principale alla conclusione positiva della vicenda era la richiesta avanzata da Timor Shah di avere una via d'uscita sicura una volta liberata Clementina. Mentre si dava per acquisita l'accettazione da parte delle autorità afghane dello "scambio" con la madre del rapitore (in prigione per un'altra vicenda di sequestro). Gli investigatori italiani sono al lavoro sul campo, in coordinamento con le autorità di Kabul e con l'Isaf (la Forza multinazionale di stabilizzazione), ma il canale preferenziale resta quello afghano. E, a quanto pare, una soluzione è stata trovata. Almeno questa è la speranza che si respira in tutta Kabul, una città che si mobilita quotidianamente e che aderisce con entusiasmo a una campagna televisiva di solidarietà senza precedenti nella storia del Paese. Gli appelli per la liberazione della cooperante si moltiplicano. Ieri, ai tanti, si è aggiunto quello dei tre ex ostaggi in Iraq Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, che hanno registrato un messaggio diffuso da tutte le emittenti afghane. Ma soprattutto in televisione, per tutta la giornata, è passato il video della mamma di Clementina: «Mia figlia è venuta in Afghanistan - dice la signora Germana - nonostante le preoccupazioni dei genitori. Ma il suo papà e la sua mamma, vedendo la sua passione, l'hanno appoggiata in questo suo progetto. In Italia avrebbe potuto avere un lavoro tranquillo, invece è venuta in Afghanistan ad aiutare chi soffre».
I genitori della volontaria hanno affidato un'intenzione di preghiera per la liberazione della figlia al Comitato organizzatore del Pellegrinaggio Macerata-Loreto, in programma nella notte fra l'11 e il 12 giugno. La preghiera verrà recitata allo stadio Helvia Recina di Macerata sabato sera: «Signore. Tocca il cuore degli sventurati che da tanti giorni tengono prigioniera Clementina, affinché la restituiscano al più presto a chi le vuole bene e al suo lavoro. A lei dà la forza di superare questa prova terribile».
Intanto, in Italia si organizzano nuove iniziative. Il sindaco di Roma Walter Veltroni sta lavorando a un appello dei sindaci di tutto il mondo. Di certo non aiuta il clima di tensione che si respira in Afghanistan in questi giorni. Solo ieri, due soldati statunitensi sono morti e otto sono rimasti feriti in un attacco a colpi di mortaio contro una base Usa a Shkin, a sud-est del Paese.