Sono Francesco, marito di Simoncelli Caterina, salita in cielo a far festa con i nostri amici il 24 febbraio scorso.
Caterina da circa dieci anni conviveva con due malattie autoimmuni per una delle quali l’unica cura era il trapianto di fegato, trapianto per il quale da circa un anno eravamo in lista di attesa. Per tre volte siamo andati in ospedale a Torrette di Ancona chiamati per la disponibilità di un fegato, assegnato però poi ad altre persone più compatibili e gravi.
Una volta di queste in modo particolare la Cate si è sorpresa ed è stata grata al buon Dio, che fa le cose molto più grandi di come le pensiamo noi, quanto ha saputo che il fegato destinalo a Lei poi è stato destinato non ad uno ma addirittura a due bambini. Ogni volta Caterina chiedeva di pregare anche per il donatore oltre che per tutti i medici.
Ma ecco che l’8 febbraio arriva la quarta chiamata che si confermerà quella buona perchè il fegato era destinato proprio a lei, per cui verso le quattro del mattino iniziano a prepararla per portarla in sala operatoria, ci salutiamo con una preghiera. Lì inizia il cammino verso il compimento ultimo di Caterina passato attraverso cinque interventi in sala operatoria di cui due trapianti.
Cosa regge e rende possibile sostenere questa croce che si palesa carnalmente ogni mattina quando apro gli occhi verso di le e non la vedo? Innanzitutto l’aver visto Caterina trasfigurarsi nel dire di nuovo il suo Si a Lui.
Circa due anni fa dopo aver messo in dubbio l’esistenza di Dio per la fatica di reggere la circostanza della malattia diceva (la scena è lei in cucina con coltello in mano puntato verso il crocefisso): “Io non so se ci sei ma se ci sei o mi porti via adesso o mi salvi.”
Nella carnalità delle circostanze mossa dal Desiderio grande che il suo cuore aveva di amarlo è stata salvata attraverso il volto sereno e certo di una persona poi diventata sua grande amica ma allora sconosciuta. Quindi desiderarLo.
Poi lo stare con chi mi aiuta a tenere desto lo sguardo a Lui. Per Caterina chi l’ha guidata è stato il popolo di amici che le si sono palesati davanti in questi due anni in modo particolare nella compagnia “dei quadratini”. Persone ammalate che, non potendo generalmente uscire di casa, attraverso zoom (per questo si chiamano quadratini), hanno la possibilità di partecipare alla messa quotidiana a cui segue un momento di fraternità nell’attesa di abbracciarLo o di guarirsi. La Caterina è stata la novantesima di loro che ha Abbracciato Gesù in circa due anni dall’inizio di quella compagnia. Quindi attenderLo.
Desiderarlo ed attenderlo nella quotidianità, che così si trasfigura e diventa interessante. Ma occorre al nostro cuore un altro passaggio per poterlo rendere pienamente lieto.
Accade che dopo la notizia del trapianto non riuscito inizio a leggerle i messaggi che gli amici avevano inviato tra cui quello di una nostra amica malata di SLA immobile che, non potendo parlare, chiede ad un altro nostro amico, sempre malato ma che può parlare, di aiutarla a pregare per Caterina ed iniziano a farlo insieme, lui con la voce lei con gli occhi, insieme. Lì Caterina mi dice con la fermezza tipica del suo carattere: “Francesco fermati, voglio mandare un messaggio ai miei amici”.
Il messaggio è quello riportato ora sulla lapide: “Sia che vivo sia che muoio io sono Sua. Io sono di Cristo. Accetto di fare la sua volontà, che è un pò grossina, ma Lui è andato in croce e io questa me la posso anche concedere. Questa è la certezza granitica della mia vita“. Questo è il passaggio che mancava e che Caterina mi ha e ci ha potentemente fatto vedere: abbracciarLo.
Desiderandolo ed attendendolo nella certezza di quella convenienza dell’abbracciarLo mostratami per primo attraverso il suo volto, ora vivo anche io la vita con più gusto, attendendo di andare “là dove mi aspettano già”, Lui con al fianco la Cate sicuramente pronta a stritolarmi in un abbraccio per far festa.
Allora io chi cerco? Cerco in ogni istante quello che cercava mia moglie, cerco l’Unico che può far ardere il mio cuore affinché si compia nell’andare a Lui e chi meglio della Madonna può insegnarmi questo sguardo? Io sono qui a mendicarlo perché ogni giornata possa essere quel centuplo promesso e che inizio a sperimentare dicendo anche io, di fronte al volto di amici che mi accompagnano nelle circostanze che mi sono date da vivere, il mio Sì.
Un abbraccio, Francesco