Stiamo ai fatti. Nella notte tra sabato e domenica, 80-90 mila persone (giovani, adulti, anziani) hanno camminato da Macerata verso il Santuario di Loreto. Preghiera, testimonianze, canti, fiaccole, hanno reso ancor più significativo il tradizionale, e secolare, pellegrinaggio verso la casa della Madonna.
Un gesto antico che unisce tutti. Stupiscono i tre sacchi contenenti migliaia di intenzioni affidate alla Vergine. L'uomo di oggi, senza più alcuna certezza, torna ad affidarsi.
E' di questi giorni il ritorno da Assisi di un gruppo di giovani che hanno compiuto un altro pellegrinaggio a piedi: da Fermo alla città di san Francesco. 150 chilometri, molti nel verde, altri sull'asfalto delle strade consuete, tra rocche, borghi medievali, concentrazioni industriali, campagne e colline rigogliose. Tanta la fatica, molta più la soddisfazione. E non per aver raggiunto un risultato sportivo, ma per quello che il camminare insieme verso una meta porta con sé.
A Santa Vittoria e Servigliano fervono i preparativi per l'annuale pellegrinaggio di settembre al santuario dell'Ambro. Anche in questo caso i pellegrini saranno migliaia.
La prossima settimana un gruppo di giovani partiranno invece alla volta di Santiago de Compostela, in Spagna. Compiranno il tragitto che dai Pirenei portano alla casa di San Jacopo: 800 chilometri. A piedi, fermandosi negli ostelli, mangiando quel che c'è, esibendo la patente del pellegrino.
E' la post modernità, ha scritto il sociologo Michel Maffesoli. Una post modernità nascente caratterizzata dal ritorno alle radici, alla tradizione religiosa forte, con un accento sulla qualità dell'esistenza. Una radicamento dinamico, dice il francese. Una richiesta di senso, dicono i pellegrini.