Angelus, Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo

BENEDETTO XVI

Cari fratelli e sorelle,
in questi giorni ricorre la memoria liturgica di alcuni Santi. Ieri abbiamo ricordato sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Vissuto nel XVI secolo, si convertì leggendo la vita di Gesù e di Santi durante una lunga degenza causata da una ferita subita in battaglia. Rimase talmente impressionato da quelle pagine, che decise di seguire il Signore.

Oggi ricordiamo sant’Alfonso Maria de’ Liguori, fondatore dei Redentoristi, vissuto nel XVIII secolo e proclamato patrono dei confessori dal Venerabile Pio XII. Ebbe la consapevolezza che Dio vuole tutti santi, ciascuno secondo il proprio stato, naturalmente. In questa settimana la liturgia ci propone, poi, sant’Eusebio, primo Vescovo del Piemonte, strenuo difensore della divinità di Cristo, e, infine, la figura di san Giovanni Maria Vianney, il Curato d’Ars, che ha guidato con il suo esempio l’Anno Sacerdotale appena concluso, e alla cui intercessione nuovamente affido tutti i Pastori della Chiesa. Impegno comune di questi Santi è stato quello di salvare le anime e di servire la Chiesa con i rispettivi carismi, contribuendo a rinnovarla e ad arricchirla. Questi uomini hanno acquistato “un cuore saggio” (Sal 89,12), accumulando ciò che non si corrompe e scartando quanto è irrimediabilmente mutevole nel tempo: il potere, la ricchezza e gli effimeri piaceri. Scegliendo Dio hanno posseduto ogni cosa necessaria, pregustando fin dalla vita terrena l’eternità (cfr Qo, 1-5).

Nel Vangelo dell’odierna domenica, l’insegnamento di Gesù riguarda proprio la vera saggezza ed è introdotto dalla domanda di uno della folla: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità» (Lc 12,13). Gesù, rispondendo, mette in guardia gli ascoltatori dalla brama dei beni terreni con la parabola del ricco stolto, il quale, avendo accumulato per sé un abbondante raccolto, smette di lavorare, consuma i suoi beni divertendosi e s’illude persino di poter allontanare la morte. «Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”» (Lc 13,20). L’uomo stolto nella Bibbia è colui che non vuole rendersi conto, dall’esperienza delle cose visibili, che nulla dura per sempre, ma tutto passa: la giovinezza come la forza fisica, le comodità come i ruoli di potere. Far dipendere la propria vita da realtà così passeggere è, dunque, stoltezza. L’uomo che confida nel Signore, invece, non teme le avversità della vita, neppure la realtà ineludibile della morte: è l’uomo che ha acquistato “un cuore saggio”, come i Santi.

Nel rivolgere la nostra preghiera a Maria Santissima, desidero ricordare altre ricorrenze significative: domani si potrà lucrare l’indulgenza detta della Porziuncola o “il Perdono di Assisi”, che san Francesco ottenne, nel 1216, dal Papa Onorio III; giovedì 5 agosto, commemorando la Dedicazione della Basilica di S. Maria Maggiore, onoreremo la Madre di Dio acclamata con questo titolo nel concilio di Efeso del 431, e venerdì prossimo, anniversario della morte di Papa Paolo VI, celebreremo la festa della Trasfigurazione del Signore. La data del 6 agosto, considerata il culmine della luce estiva, fu scelta per significare che lo splendore del Volto di Cristo illumina il mondo intero.

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